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Termine | Definizione |
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Plastica |
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Fra i vari sistemi utilizzati, la plastificazione è certamente il più diffuso. La plastificazione è un processo di accoppiamento fra carta e cartone - stampati e non – e film di altri materiali quali polipropilene, poliestere o acetato. Con questo procedimento si migliorano le caratteristiche tecnico-fisiche del supporto, conferendo maggior brillantezza o satinatura allo stampato e proteggendolo dagli agenti esterni.
Nei processi di plastificazione si impiegano film di diverso materiale di cui i principali sono: _ Polipropilene: è il maggiore utilizzato, è disponibile lucido, opaco, opaco antigraffio, soft-touch, con effetto telato, multisensoriale sabbiato (opaco ruvido), con la possibilità sulla versione lucida ed opaca della tipologia a riduzione batterica grazie al trattamento a base di ioni di argento grazie al quale vengono eliminati circa il 99% dei batteri, anche dopo ripetuti maneggiamenti. _ Acetato di cellulosa: uno dei pregi dell’acetato di cellulosa è la sua biodegradabilità che ne fa un materiale ecologico. _ Poliestere: viene impiegato soprattutto per la plastificazione di stampati metallizzati perché ne assicura la stampabilità (a differenza, per esempio, del polipropilene). I film più usati sono argento, oro, rainbow, olografici e può essere disponibile a specchio, satinato o spazzolato. |
Planarità |
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La capacità del cartoncino di rimanere piatto (mantenere la propria forma) durante i processi di stampa e trasformazione. |
Piegatura |
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La piegatura dei fogli avviene tramite macchine con le quale un foglio steso viene trasformato in una sequenza ordinata di pagine mediante un serie di pieghe parallele, incrociate o combinate, ovvero trasforma i fogli stesi in fogli piegati o in segnature. Tipi di piega: _ Piega a battente: piegatura di un foglio in due parti, asimmetriche. _ Piega a fisarmonica: piegatura di un foglio a due o più pieghe parallele, alternativamente diritte e rovesciate. _ Piega a portafoglio: piegatura di un foglio in tre parti, mediante due pieghe parallele diritte. _ Piega incrociata: piegatura eseguita perpendicolarmente alla piega che la precede. _ Piega parallela: piegatura eseguita parallelamente alla piega che la precede; il foglio viene piegato una volta al centro o più volte sullo stesso lato per formare pieghevoli a 2 ante, a 3 ante, o più pieghe, con pieghe a finestra o con pieghe doppie. _ Pieghe incrociate: le principali possono essere a 8vi, a 16mi, 24mi o a 32mi. Generalmente i fogli vengono piegati prima di andare in raccolta per essere brossurati o cuciti a punto metallico. |
Mockup |
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Un mockup, o mock-up, è una realizzazione a scopo illustrativo o meramente espositivo di un oggetto o un sistema, senza le complete funzioni dell'originale. |
Labbratura |
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Si tratta di una tecnica di decorazione ornamentale e di nobilitazione grafica del "labbro" (il bordo sul taglio) delle pagine in imitazione alla Laminazione in foglia ora usata nella produzione. Viene utilizzata per volumi di pregio e dalle caratteristiche uniche. |
Incollatura e fondi |
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Fase di lavorazione cartotecnica che, tramite l’unione e l’incollatura dei due lembi dell’astuccio o scatola, completa la lavorazione rendendo il prodotto utilizzabile o idoneo agli scopi previsti dal cliente. Il preincollato più diffuso e più semplice dal punto di vista strutturale è il cosiddetto astuccio “a manica” o “tubolare”, detto anche “o-card” o più comunemente “lineare”. È incollato nel senso della lunghezza e permette di raggiungere velocità di produzione elevate. La reale velocità di produzione varia in funzione delle dimensioni del prodotto cartotecnico che si vuole ottenere e del tipo di cartoncino adottato, oltre che dalla modalità di imballaggio finale dell’astuccio preincollato. Adottando dispositivi aggiuntivi o incollatrici speciali, si possono produrre strutture più complesse di quelle lineari, come: L’astuccio deve essere trasportato e immagazzinato in modo che non subisca schiacciamenti o deformazioni; per lo stesso motivo vanno scelti imballi adeguati, evitato di fare economie fuori luogo che finirebbero per compromettere anche la qualità del lavoro svolto in precedenza. Prima dell’operazione di incollatura, l’astuccio può subire altre lavorazioni ausiliarie. |
Inchiostri offset U.V. |
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I sistemi U.V. si sono sviluppati intorno agli anni ‘70 in seguito al progresso tecnologico nella fotochimica e nei polimeri derivati dall’acido acrilico. Due sono le differenze fondamentali che hanno gli inchiostri e le vernici U.V. per stampa offset rispetto ai sistemi di essiccazione convenzionali, ovvero la totale assenza di solventi volatili e la polimerizzazione immediata con radiazioni U.V. Il ruolo più importante lo svolge il fotoiniziatore che è una sostanza che utilizza le radiazioni ultraviolette per trasformarsi in un fotoreattivo incanalando l’energia per far avvenire la polimerizzazione del prepolimero. |
Inchiostri ibridi |
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L’origine della terminologia nasce dal nome di una nuova serie chiamata Hy-BryteTM di Sun Chemical comparsi sul mercato nell’anno 2000. Questi inchiostri sono il risultato di una combinazione di particolari prepolimeri U.V. e di speciali resine alchidiche in modo da eliminare ogni aggressività verso gli elastomeri dei rulli della macchina da stampa convenzionale. |
Inchiostri grassi offset convenzionali |
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L'inchiostro offset ad essiccazione convenzionale, detto anche grasso, è una fine dispersione di pigmento in un legante fluido, di natura oleoresinosa. Il pigmento è un insieme di agglomerati di cristalli colorati. I pigmenti impiegati oggi sono per la maggior parte sintetici e sono ottenuti da materie prime semplici attraverso una lunga e complessa serie di reazioni chimiche. Il legante è detto veicolo o vernice. Il pigmento rappresenta la parte colorata dell'inchiostro e conferisce allo stesso le proprietà cromatiche ed altre di solidità e di resistenza. Il pigmento è in grado di fornire tinta, potere coprente, forza colorante, disperdibilità, brillantezza, solidità alla luce, resistenza al calore. La solidità alla luce è una proprietà che dipende esclusivamente dalla composizione chimica del pigmento. La degradazione è dovuta per effetto dell’esposizione alla luce solare e si manifesta come perdita d’intensità di colore. Gli inchiostri di colore giallo e rosso sono i più sensibili alla luce ed è necessario tenere presente che la loro resistenza diminuisce in relazione alla concentrazione di pigmento presente nella miscela di composizione. Perciò colori chiari o medi, soprattutto se combinati con più pigmenti, tendono a degradare molto più rapidamente dei colori scuri. Il veicolo è un fluido viscoso, leggermente giallognolo, trasparente o semitrasparente che ha il compito di svolgere le seguenti proprietà di: trasferimento; resistenza allo sfregamento; essiccazione; lucentezza. Il veicolo si ottiene per riscaldamento alle alte temperature di oli vegetali, resine dure e plastiche, solventi alifatici altobollenti e di altri prodotti modificanti quali agenti gelificanti, antiossidanti etc. Oli vegetali sono prodotti naturali a base di trigliceridi caratterizzati dalla presenza nella loro struttura di particolari centri reattivi chiamati doppi legami carbonio-carbonio (singoli o coniugati) che hanno un ruolo determinante nel processo di essiccazione ossidativa dell'inchiostro. L’asciugatura del colore sul foglio avviene per tre motivi: ossidazione, ovvero una reazione chimica che avviene fra l'ossigeno atmosferico e la sostanza, che può essere un olio vegetale, contenente centri reattivi all'ossigeno; per penetrazione, una fase liquida posta a contatto con una struttura porosa, tende ad essere assorbita dalla struttura stessa; ed infine per evaporazione, ovvero il liquido si trasforma in un vapore se gli è somministrata energia. |
Inchiostri a contatto alimentare e bassa migrazione |
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Un discorso a parte merita la produzione di prodotti a contatto alimentare. Tutti noi siamo nella condizione di volerci sentire protetti da pericoli o eventi non desiderabili. MOCA è il modo in cui la Comunità Europea definisce la sicurezza dei materiali a contatto con gli alimenti. I MOCA (acronimo di Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti) sono disciplinati da provvedimenti nazionali ed europei. Per quanto riguarda la disciplina comunitaria stabilisce i requisiti generali cui devono rispondere tutti i materiali e oggetti in questione, mentre misure specifiche contengono disposizioni dettagliate per i singoli materiali. Come citato dall’articolo 3 del Regolamento, “Materiali e articoli devono essere prodotti in modo che, nelle normali e prevedibili condizioni d’uso, non trasferiscano all’alimento i loro costituenti in quantità tali che possano costituire un pericolo per la salute umana o comportare un inaccettabile cambiamento nella composizione dell’alimento o comportare un deterioramento delle caratteristiche organolettiche. Partiamo da quest’ultimo punto, ossia le proprietà organolettiche: odore e sapore dell’alimento non devono essere alterati entro il periodo di stoccaggio previsto. Ciò significa che inchiostri, supporti e adesivi impiegati per incollare l’imballo finale non devono provocare un’alterazione dell’alimento. L’imballo deve essere progettato in modo tale che l’ossidazione provocata dal processo di stampa – qualunque esso sia – non alteri l’alimento. Il secondo aspetto è legato alla “modifica della composizione dell’alimento“. Anche se l’imballaggio cede sostanze innocue, queste non possono modificare la composizione originale dell’alimento. Esistono pertanto dei limiti di migrazione. La migrazione dell’inchiostro avviene per penetrazione, contatto, evaporazione e condensazione. Si può parlare di migrazione bassa o minima. Definito il concetto di migrazione, ovvero che gli inchiostri applicati sul lato dei materiali o degli oggetti non a contatto con il prodotto alimentare devono essere formulati e/o applicati in modo che le sostanze presenti sulla superficie stampata non siano trasferite al lato a contatto con il prodotto alimentare, è importante che siano utilizzati inchiostri e vernici a base di materia prime come resine appositamente modificate, poliesteri ad alto peso molecolare o derivati dall’olio vegetale. Va detto altresì che l’uso di inchiostri e lacche a bassa migrazione non è di per sé garanzia di sicurezza. Gli inchiostri e le vernici, nonché i supporti e adesivi impiegati per incollare l’imballo finale non devono provocare un’alterazione dell’alimento. L’imballo deve essere progettato in modo tale che l’ossidazione provocata dal processo di stampa – qualunque esso sia – non alteri l’alimento. |
Impressione e Rilievo a secco |
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I rilievi possono essere di due tipi: Emboss e Deboss. Si parla di Emboss quando le figure o i tratti da riprodurre risultano in rilievo, appunto, rispetto al piano da ornare; si esegue, invece, un Deboss, quando le figure vengono “scavate” nel materiale da lavorare in incavo. I rilievi si possono quindi suddividere ulteriormente in rilievi piani, rilievi multilivello e nei cosiddetti rilievi artistici. |
I trattamenti del cartoncino |
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Il cartoncino viene perlopiù impiegato nella fabbricazione di astucci destinati al confezionamento secondario (e dunque non a diretto contatto con il prodotto) o di confezioni primarie, a contatto con il contenuto ma a cui non sono richieste altre prestazioni se non di contenere e proteggere. Quando, invece, siano richieste funzioni di barriera, il cartoncino può essere variamente trattato o accoppiato ad altri materiali e/o sostanze atte a conferire particolari caratteristiche protettive. I trattamenti del cartoncino possono essere divisi in due grandi categorie: l’additivazione di sostanze nell’impasto o in parte di esso e i trattamenti o rivestimenti superficiali ottenuti con lavorazioni ausiliarie separate dal ciclo di fabbricazione vero e proprio. Nella prima categoria rientrano i trattamenti idrorepellenti (water-proof), oleorepellenti (greaseproof), e antimuffa. Nella seconda categoria rientrano la saranizzazione (PVDC coating), le spalmature di cere o di speciali vernici termosaldanti e non, e la laminazione con film sottili di polietilene (PE), polipropilene (PP), poliestere (PET) e alluminio. |
Grammatura |
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Il peso del cartoncino espresso in grammi per metro quadro (g/m2). La carta con una grammatura superiore a 160 g/m2 è normalmente chiamata cartoncino, poiché è questa la soglia dopo la quale un materiale fibroso possiede la resistenza e la rigidità che lo rendono adatto alla costruzione di imballaggi. La maggior parte degli imballaggi in cartoncino ha una grammatura compresa tra i 160 e i 500 g/m2. |
Grado di liscio |
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È la misura del grado di liscio della superficie del cartoncino. Una superficie liscia è importante per ottenere risultati di stampa e verniciatura soddisfacenti. |
Grado di bianco (o Luminosità) |
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Tale concetto è utilizzato in due differenti contesti: 1) in riferimento alla riproduzione di un'immagine, esso esprime l'intensità dei colori, altrimenti definita come "luminosità" (cioè quanto l'immagine è chiara o scura); 2) in riferimento al cartoncino, esso esprime la percentuale di luce da esso riflessa a una lunghezza d'onda di 457 nm (nm = nanometri). |