«Volumi immensi e deserti; svuotati di ogni funzione. Solo l’energia era ancora palpabile: l’energia del fuoco, della fatica, l’energia della macchina che domina sull’uomo. Un non-luogo dove ogni angolo, ogni cosa che trovavo lungo il mio cammino raccontava una storia; o meglio due: quella della Macchina, ventre creatore, e quella dell’Uomo, comunità organizzata presente al solo scopo di far funzionare al meglio la Macchina, ma capace di lasciare un segno ben più indelebile della Macchina che doveva controllare. Decisi allora che avrei dovuto perdermi per seguire le tracce di quelle storie; fu così che il mio viaggio lì dentro durò due mesi» così il fotografo Stefano Brianti racconta la sua esperienza.